Il Saltatempo, di Stefano Benni
26 ottobre 2011 (un mese dopo)
SaltJamo il tempo
“...Ora ti spieghero’ una cosa fondamentale. Questo – dice – e’ un orologio per il mondo di fuori.
E tira fuori una cipolla meravigliosa, di acciaio bruito con un disegno di stelle e pesci. Lo apre e dentro c’e’ un carillon, dodici ballerine che girano e quando ti passano davanti si inchinano e in mezzo uno gnomo che batte i secondi su un’incudine.
– E’ meraviglioso – dico io.
– Il diavolo ne ha di piu’ belli, con le lancette incandescenti e il cucu’ che ti becca gli occhi. Ma anche questo non e’ male. Questo e’ l'orologio che segna il tuo giorno cosiddetto normale: quello del far tardi a scuola, dell’alzarsi presto, delle ore che non passano mai, dei calendari, del lei guarira’ in dieci giorni, del lei morira’ tra sei mesi, dei moti stellari, delle mare e delle partite di calcio. Ma attenzione!
Il signor Dio ingoia l’orologio in un boccone.
– Niente paura – dice – l’ho ingoiato, e’ sparito, ma il tempo non si e’ fermato. Vedi, la gazza non e’ ferma in volo, le gocce cadono, e tu invecchi. Ora ascolta.
E io ascoltai il ticchettio delle gocce che cadevano dal nocciolo.
– Ecco, questo e’ il rumore dell’orologio dentro. Questo misura un tempo che non va dritto, ma avanti e indietro, fa curve e tornanti, si arrotola, inventa, rimette in scena. E’ un tempo che non puoi misurare ne’ coi cronometri ne’ col piu’ sofisticato astromacchinario. E’ il tempo tuo, misura la tua vita che e’ unica, e quindi e’ diverso dal mio e da quello di Gabriele, il mio emerito cane.
Il Cane si inchino’ e vidi che aveva un orologio alla zampa.
– Non ti spaventare, ma tu vivrai sempre con due orologi, uno fuori e uno dentro. Quello fuori ti sara’ utile per non fare tardi a scuola, quando aspetti la corriera e il giorno che muori, per calcolare quanto hai vissuto. L’altro, che comprende centosettantasei tempi protologici, novanta escatologici e trentasei tempi romanzati caotici, l’hai ingoiato da piccolo, anche se non ricordi. Chiamalo pure secondo orologio, anzi orobilogio. Ogni volta che sentirai il suo ticchettio, il gocciolare dell’acqua, le crome di un grillo, qualsiasi ritmo e balbettio del mondo, potra’ succedere che l’orobilogio parta, non potrai fermarlo, e tu correrai avanti o scapperai indietro e vedrai cose e altre ne rivedrai.
– E come e’ fatto un orobilogio?...”
E’ il tempo della vita, delle emozioni, dei flash che rimangono impressi nella nostra memoria. Un album di fotografie, di suoni e di odori. Voci, sensazioni, carezze. E’ il tempo dilatato che puo’ sembrare infinito o non passare mai. Io non lo porto l’orologio, e tu?
Il sole segna esattamente l’ora e il quadrante e’ il cielo. Se ci sono le nuvole, poi, ci vuole solo un po’ di fantasia J
2 commenti:
ma hai riportato un pezzo di qualcosa, non è certo qualcosa di tuo...il blog non è un luogo in cui fare citazioni :(....nun me piace...
Ahahah ho riportato un testo, vero...L'ultima parte pero' l'ho scritta io :). E' una riflessione, condivisa, su qualcosa che sto leggendo e che Ci riguarda. Devo scrivere un libro per citarne una parte?;)la prochaine fois sara' solo farina del mio sacco :P kiss
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